Una selezione di vitigni, oggi considerati quasi tutti autoctoni toscani (vera eccezione per il Viognier), per capire il territorio di una delle regioni più vitate Italiane.
Le anteprime toscane partono con la Collettiva regionale che raccoglie i consorzi di: Carmignano, Casole d’Elsa, Colline Lucchesi, Cortona, Elba, Maremma Toscana, Montecarlo di Lucca, Montecucco, Pitigliano e Sovana, Val di Cornia e Valdarno di Sopra. Vi proponiamo la nostra visita con delle piccole “video chicche” incentrate su una “sfida” tra i vitigni Toscani attraverso le epsressioni delle diverse zone della “regione rinascimentale”.
I Vermentini
Dalla Spagna all’Italia o viceversa …? Boh!! In tutti i modi è un vitigno molto difusso su tutta la costa tirrenica, lungo le coste liguri e la Sardegna. Dal piatto al bicchiere è proprio il caso di dirlo, sì, perché questo gradevole vitigno fino agli anni settanta veniva usato come uva da tavola. Oggi trasforma un vino spesso pungente e con ottima sapidità.
I Viognier
Dalla Francia con furore? Popolare, anche grazie al Condrieu, soprattutto negli anni novanta, oggi ne apprezziamo l’ampiezza ed i profumi di ottima frutta polposa come albicocca e pesche. Ma quanto alcool ragazzi!
Gli Ansonica
Molto usato in Sicilia (conosciuto con il nome di Inzolia) anche per merito della sua aromaticità che negli anni lo ha catapultato sulle tavole dei Siciliani prima ancora che nel bicchiere. Cataratto e Grillo sono i compari per una vinificazione di bianchi secchi ed è capace di aggiungere profumi intensi dalla frutta al balsamico. Attenti, però, a vinificarlo bene perché altrimenti si scarica!
I Trebbiano
Vitigno che ha diversi cloni in Italia. Toscano, Spoletino, d’Abruzzo, giallo, Modenese e Romagnolo ma in tutti i modi a parte qualcuno di essi (anche se a grandi linee si assomigliano) e qualche produttore “pirata” (vedere alla voce Valentini) le sue trasformazioni producono un vino scarico con poco impatto verticale ed un ventaglio olfattivo molto limitato! Sei anonimo zio!
I Ciliegiolo
È proprio il caso di dirlo: Pellegrino! Sì, perché si dice sia stato importato in Italia dalla Spagna da alcuni pellegrini dopo il duro cammino di Santiago di Compostela. Oggi i produttori lo considerano comunque uno dei vitigni autoctoni della Toscana. Trasformato da origine ad un vino intenso e corposo ben levigato al palato con buone note di frutto croccante e giusta speziatura.
I Borgiovese
Qui parliamo più di un taglio che di un vitigno vero e propio. Stiamo parlando di Charmignano. Sì, avete letto bene “Charmignano”, perché è proprio questo il nome, risalente ad atto notarile del XIV secolo, che era stato assegnto ad uno dei più antichi vini Italiani. Qui la tipicità nostrana del Sangiovese si mischia con quella che localmente viene chiamata uva “uva Francese”: Cabernet S. e Cabernet F.
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