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REVIEW

Recensione azienda: Piccolo Bacco dei Quaroni

L’azienda Piccolo Bacco dei Quaroni si estende su 10 ettari di terra, distinti in tre lotti eterogenei, ognuno dei quali predisposto alla coltivazione di uno o più vigneti, raggruppati in base al vino che andranno a comporre; a sud Bonarda e Barbera, a nord  Pinot Nero e Croatina. L’azienda è aderente (questo, però, è l’ultimo anno poi passerà al biologico) all’associazione vinnatur ed in campagna usa solo rame, zolfo e metabisolfiti come in cantina dove cercano di essere il meno invasivi possibile sul vino, usando l’azoto per i travasi dai tini ed evitando, così, l’invasività delle pompe! Da due anni l’azienda ha ripopolato le sue terre di Moradella – vecchio vitigno autoctono dell’oltre Po’ Pavese ed è stata la prima azienda dell’oltre Po’ a produrre Pinot Nero con barbatelle borgognotte importate nel 1860 – propro dalla Borgogna. I metodi di cantina, data la filosofia “al  naturale” dell’azienda, sono decisamente “popolari” e quasi tutto è lasciato a riposo senza l’applicazione di tecniche di cantina più o meno diffuse, usando, oltretutto, lieviti di “cantina” (non selezionati). L’uso dei tini è piuttosto tradizionale (acciaio e botti grandi) a parte una piccola quantità di vino che “riposa” in una vasca di mattoni coibentata, buona per il mantenimento di una temperatura regolare tutto l’anno. La produzione di metodo classico dell’azienda si piazza in media tra le 1500/2000 bottiglie l’anno con una piccola aggiunta di un centinaio di magnum di spumante metodo ancestrale, non commercializzate e degustabili solo in azienda. Seguono le note degustative dei prodotti degustati in azienda.

  • Metodo Classico Cruasé Pas Dosé PBQ 2010: Colore rosa scarico; la prima olfazione è un’esplosione di anidride carbonica ed acidità (porta quasi alle lacrime…). Attendendo qualche minuto in più si può degustare in “tranquillità” e porta al naso un buon sostegno alcolico e sul finire (fatto riposare per almeno 2/3 minuti) una lieve nota balsamica che lo risolleva. In bocca la bollicina si assottiglia con molta facilità rendendola abbastanza elegante, con la speranza di non perderla ancor di più con il passare dei minuti.
  • Riesling 2013. Colore giallo paglierino tendente al verdolino. Al naso tira fuori abbastanza prepotentemente il suo caratteristico sentore di idrocarburi che nasconde eventuali altri sentori. In bocca rimane la presenza dell’idrocarburo con una leggera nota fruttata che ricorda la fragola.
  • Riesling 2012. Colore giallo paglierino/verdolino. Al naso presenta il classico sentore di idrocarburi del Riesling e poco altro … In bocca conferma la sua anonima presenza che a tratti lo rendono piuttosto “annacquato”.
  • Pinot Nero “La Fiocca” 2013. Colore rosso granato (molto scarico) con unghia rosata. Al naso presenta sentori di frutta a bacca rossa quali amarasca e uva fragolina, accompagnati da un leggero sentore sapido (a tratti sembra proprio l’odore del sale da cucina) e di erbe secche come il rosmarino. In bocca porta in primo piano frutta fresca a bacca rossa (una susina poco matura) ed un tannino piuttosto elegante. Zuccheri in buona dose ed acidità quasi assente. Tutto molto bello se non fosse che dopo pochi minuti il vino crolla molto, cominciando a perdere quasi tutte le sue note identificative, “puzzando” di uva in principio di fermentazione! Con un altro tipo di vinificazione ed una maggiore attenzione alla pulizia potrebbe diventare un buon prodotto.
  • Moratella 2014 . Colore rubino carico. Al naso ricorda troppo il mosto in fermentazione ed a tratti l’odore acido delle vinacce ancora depositate alla base del tino (dopo il travaso). Smosso con energia si possono, tuttavia, cogliere sentori di frutti freschi a bacca rossa accompagnati da un sentore agrumato che non disturba. In bocca è un casino … a tratti persino percezioni di affumicatura sempre gentilmente accompagnate dal classico odore di mosto.
  • Buttafuoco 2012. Colore rosso rubino carico. Al naso, qui, compaiono (per la prima volta …) profumi un po’ più evoluti – quasi tutti terziari e quindi: tabacco, cuoio e una media nota balsamica. Nonostante, anche in questo vino, ci siano delle stonature più o meno evidenti l’olfazione è sufficiente. Come non detto … in bocca si perde e tanto …
  • Malvasia Elos vendemmi atardiva. Colore giallo d’orato. Al naso porta fuori ottimi sentori di frutta “4 stagioni” come la mela (matura) e la pera. In bocca conferma queste sensazione. Passito deciso e soprattutto senza difetti!
  • Sangue di giuda 2014 passito. Colore rosso rubino impenetrabile. Al naso continua, seppur con lievi differenze legate alla tipologia del prodotto, a percorrere la strada (tortuosa) dei due precedenti rossi con “un’aggiunta” di noce moscata e cannella. In bocca, ancora una volta, c’è un po’ di tutto e la bollicina che accompagna questo vino sembra un match di box tra un lambrusco ed un brachetto.
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