“Raccontare” bene il Tignanello e la sua storia, la sua tradizione, le sue caratteristiche, la sua raffinatezza e la sua “famiglia” sarebbe come raccontare la Luna… C’è poco di soggettivo nella storia e la tradizione del Tignanello affonda le sue radici proprio in tempi lontani, tempi che oggi si possono leggere solo tra le pagine ingiallite di qualche libro. Parole, forse, lette non con la volontà di chi le ha scritte… incomprensioni! Tentare, sperando di “azzeccare”, allora, sfocerebbe nel ridicolo, se si deve sbagliare tanto vale immaginare… e come tra le note di un bel pezzo jazz comincia l’improvvisazione.
Ricorreva l’anno 1406 e Donato di Niccolò di Betto Bardi – “per gli amici Donatello” – pubblicò la sua prima opera documentata la coppia di Profeti. Seguirono: Madonna col Bambino, David, San Giovanni Evangelista, Marzocco… e la storia continua… studiate e conoscerete! Questa storia, però, inizia con una fine, quella del maestro Nanni di Banco – 1421 – del giovane apprendista artigiano orafo Luca della Robbia che, dopo la dipartita del suo tutore, decide di trasferirsi nella bottega del maestro Donatello (che tra le altre cose viene ricordato per essere stato un abile costruttore di sofisticata artiglieria bellica ed ottimo ninja utilizzatore del bastone bō) dove, peraltro, conosce l’amico Brunelleschi… aahh chissà quante ne combinavano in quella bottega… attenti a quei tre! Un detto partenopeo(dalla genesi incognita) dice: «I figli sò piezz’è cor». Ci si chiede se questo può valere anche per i nipoti. Nel caso di Luca, evidentemente, Si!
Avviso ai lettori: Il seguente racconto continuerà a violentare la storia e l’arte, dunque, solo un’approfondita conoscenza della materia può farne comprendere l’essenza; D’altra parte è pur sempre un’improvvisazione jazz e come si dice nell’ambiente: “Il jazz piace solo a chi le fà“.
Seguirono, nell’ordine: Andrea, Giovanni (figlio di Andre), Girolamo (fratello miore di Giovanni), Fra’ Mattia della Robbia (fratello minore di Giovanni)… ed altri “fratelli minori”. La storia, dunque, salta alla seconda metà del XIX secolo, precisamente nel 1861, quando Alessandro Antinori commissionò alla botegga della Robbia la realizzazione dello stemma di famiglia. Quello stesso stemma che oggi racconta, da solo, la storia(quella vera!!!) e la tradizione di un primo della classe qual’è il Tignanello e della decima impresa famigliare più longeva al mondo: gli Antinori.
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