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Anche quest’anno per Il Gusto Relativo si è concluso, con buone sensazioni, il Vinitaly 2016. La principale rassegna di vino in Italia, come ogni anno, attira una quantità “innumerabile” di appassionati, wine lovers ed addetti ai lavori da ogni parte dello stivale e del mondo, presentando tutti i colori ed i sapori della tradizione vitivinicola italiana. Arrivato, ormai, alla sua cinquantesima edizione, festeggiata con una elegante “festa”, in presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’arena di Verona, il Vinitaly, come sempre da spazio anche ad i vini internazionali ed a forme di agricoltura che ripercorrono le vie che un tempo erano quelle usate dai nostri avi (come quelle del padiglione ViVit). Limitarsi ad assaggiare non è una buona pratica quando si percorrono, in lungo ed in largo, i padiglioni del Vinitaly perché la fiera è “un salone”, una vera e propria passerella dell’arte di fare vino: stand di ogni colore e geometria, odori, sapori, bottiglie, etichette, persone e “lingue” diverse, danno quasi la sensazione di attraversare l’Italia con poco sforzo ma con tanto piacere. La degustazione, dunque, è stata un’attività importante ma in secondo piano perché la conoscenza dei produttori spesso garantisce maggiore soddisfazione. Una delle cantine che abbiamo incontrato è stata Settesoli che affianca alla “distribuzione quantitativa” una più ricercata e di maggiore qualità che trae principalmente giovamento dalla cura che l’agronomo Filippo Buttafuoco ha deciso di impegnare nella potatura della vite, diventata, ormai, per Settesoli il “vero fulcro” per la riuscita di un buon vino.

Cambio di padiglione, si va verso il Veneto, direzione: comune di Susegana (conosciuto già per merito dell’azienda da noi recensita Col Sandago – Case Bianche) per incontrare un’altra azienda, un altro “mondo” ed un al tro stile: CollAlto. Di proprietà della principessa Isabella Collalto de Croy è la più grande azienda vitivinicola, per estensione, nella zona della DOCG Conegliano di Valdobbiadene con una produzione annua di circa 550 mila bottiglie solamente di Prosecco Superiore DOCG Conegliano di Valdobbiadene.

Muovendoci ancora tra il padiglione del Veneto facciamo tappa anche da Paladin, azienda agricola a conduzione familiare che oltre ad avere possedimenti nella terra natale ha deciso di investire anche tra le campagne di Radda in Chianti – Toscana – e nella terra del Franciacorta (tra gli altri, il migliore). Passione ed entusiasmo!

Sempre in Veneto incontriamo l’azienda Montelvini che presenta i suoi Prosecco dei colli Asolani, disciplinare meno conosciuto nel mondo del “Prosecco”, principalmente “a causa” della potenza commerciale della DOCG di Conegliano di Valdobbiadene e della DOC Prosecco.

Attraversare i padiglioni è sempre un piacere ed incontrare nuovi produttori ancor di più. Ogni tanto, anche per curiosità fermarsi da qualcuno che non si conosce o che più timidamente “staziona” in mezzo a stand faraonici deve essere un’invariante  per una fiera come il Vinitaly; e così, si conoscono meglio piccoli, medi ed a volte anche grandi produttori per i quai si può rimanere anche piacevolmente sorpresi come il caso della “timida” azienda Terre di San Rocco.

Tutti è impossibile conoscere però ci sono alcune regioni in cui non si può non fare tappa ed anche facendola non basta. Una di queste è l’Alto Adige! Ricchissima di varietà sia autoctone che internazionali ma soprattutto una regione con un clima, probabilmente, unico! Tappa da Castel Sallegg, un’azienda del Sud Tirolo che oltre a puntare sui vitigni autoctoni si concentra molto anche su vitigni piuttosto internazionali come il Cabernet ed il Merlot.

Assaggi, assaggi ed assaggi … forse troppi!!

Il tour continua ed inaspettatamente tra gli stand alto atesini becchiamo un “po’ di colore” e vivacità (è proprio il caso di dirlo) incontrando Cantine Federiciane, piccola azienda famigliare campana situata nella zona dei campi flegrei, di proprietà dalla famiglia Palumbo che grazie alla ricchezza della propria terra può permettersi di trasformare anche un vitigno meno qualitativo come la Falanghina in maniera più decisa.

Tornando indietro, un ultimo saluto alla Sicilia ed un’ultima conoscenza è l’azienda Firriato che produce una particolare trasformazione spumantizzata con metodo classico di Nerello Mascalese.

Un piccolo (piccolissimo) assaggio del vinitaly, di quello che il vinitaly rappresenta e di come sia facile e divertente passare da un padiglione all’altro assaggiando prodotti molto diversi tra loro ma tanto affascinanti quanto “saporiti”. Arrivederci all’anno prossimo!

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