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Fattoria Santo Stefano verticale di Chianti Classico

Fattoria Santo Stefano verticale Chianti Calssico | Il Gusto Relativo

Una verticale di Chianti Classico incantata presso Fattoria Santo Stefano

Il Chianti Classico…che terra!

Immergersi, come in apnea, dove però tutto è a fuoco, nel cuore del Chianti Classico, “galleggiando” tra le colline di galestro pregne di vigna è fantastico. Potrei, sì, davvero vincere il record di immersione.

Lo ammetto, soffro di un disturbo compulsivo che mi fa cedere ogni volta che si tratta di visitare questo pezzo di terra, senza nemmeno essere un grande appassionato di Sangiovese. Eppure, è come un richiamo ipnotico dal quale non posso sottrarmi.

E quindi, quando l’incantesimo viene evocato da un produttore, sono spacciato!

Fattoria Santo Stefano

Così, Fattoria Santo Stefano, per i suoi primi sessant’anni di storia, attività culturale ed agronomica, decide di sferzarne uno, e tra le vittime ci siamo anche noi! La selezione tanto nel vino quanto in chi lo racconta è fondamentale e talvolta può cambare addirittura le sorti degli avvenimenti.

Non indugerò troppo sulla storia e sulla passione della famiglia Bendinelli e non perché non valga la pena di raccontarla, tutt’altro… potrei partire raccontandovi della Scuola Normale superiore di Pisa, di un’idea della vita che si appoggiava su pochi elementi indispensabili, tanta lettura e tanti bei pomeriggi a guardare i colori del vento… ma il mio scrivere sarebbe figlio di questo mondo, entropico, egocentrico, confuso ed incivile… un mondo che traccerebbe un racconto superficiale e troppo retorico del tempo andato, di un tempo elegante, di un tempo troppo più saggio.

Le sorelle ed i fratelli Bendinelli ci hano accolti, trattati, osservati e stimolati. Con orgoglio, coraggio, gentilezza, professionalità e con quella giusta maturità che non disturba mai, senza essere mai presuntuosa ma nemmeno incapace di attrarre. Bravi!

Quindi, se passate dalle parti di Greve in Chianti, nei pressi di Spedaluzzo, attraversando il bosco di Collegallo, lasciatevi incantare dal Chianti e dalle storie come quelle di Fattoria Santo Stefano.

La verticale di Chianti Classico

Sì, ma poi…? Poi c’è il vino, c’è il Chianti Classico e c’è il Sangiovese! Il rettore dell’ateneo del vino Toscano!

Fattoria Santo Stefano ci ha fatto degustare il suo stile, la sua espressione, proponendo una verticale la cui batteria era formata dalle annate: 2006, 2007, 2008, 2010, 2014 (Riserva “Drugo” in magnum), 2016, 2017, 2018. La guida tecnica è a cura dell’enologo Giampaolo Chiettini.

Le bottiglie sono state – tutte – aperte contestualmente all’inizio della degustazione, questo implica un più frequente “cambio d’abito” dei vini (in particolar modo sulle annate più vecchie).

Tutti sono Sangiovese.

Le nostre impressioni.

CC 2006

Un 2006 che parte con una buona ciliegia mista ad un sottobosco anche se leggermente sporcate da una presenza un po’ opulenta. La nota nera appare sotto forma di accenno balsamico che può tradursi nettamente in una puntina di liquirizia. Un sorso leggero, equilibrato, sottile ed amaro, accompagnano la bevuta fino in fondo, che ritorna con una gusto-olfattiva verde-amara. A riposo: ha proposto molti terziari black-brown.

CC 2007

Rispetto alla 2006 appare di maggiore potenza! Maggiore verticalità nella proposizione olfattiva. Al naso cede leggermente il frutto che dà spazio ad un balsamico più convinto, misto ad una presenza di pomodoro (quasi salsa – idea che si riproporrà a riposo). Diventa più ampio, poi, con un piacevole iris ed una maggiore frizzantezza assegnata da una liquirizia molto più a fuoco. Un sorso rotondo con un tannino più deciso. La retro-olfattiva chiude, anche in questo caso, con una nota amara che ci piace. A riposo: anche in questo caso si appoggia su molti terziari anche se appaiono più caldi (o cotti) rispetto alla 2006.

CC 2008

La faccenda comincia a farsi completamente diversa (quantomeno al naso). Un naso illuminista, più scientifico! Idrocarburo e terrosità in prima battuta non danno spazio al frutto che non riesce a proporsi in maniera determinata anche per via di qualche sbuffo sulfureo che non dispiace! Certamente meno frutto ma con un evidente cambio di marcia questa 2008. In bocca è più teso, tensione assegnata in particolar modo da una maggiore freschezza e da un tannino sempre abbastanza amaro, dal tatto similare alle precedenti annate ma più veloce nell’asciugare il palato. A riposo: anche in questo caso la presenza di molti terziari caldi (o cotti).

CC 2010

Il Sangiovese! Più riconoscibile! Un naso con una buona presenza di frutto, una maggiore estrazione ed una bellissima nota balsamico-speziata che richiama la tradizione Toscana del brigidino (per capirsi, un accenno di anice). Si completa con una nota sulfureobalsamica molto caratteristica. In bocca appare, però, un po’ più scarico degli altri, meno struttura e corpo e quindi minor presenza in bocca. Un tannino un po’ calante. A riposo: tira fuori un bel frutto balsamico e delle preziose note dolci.

CC 2014

Prima di passare alla degustazione un paio di osservazioni su questa 2014: è una riserva (in magnum) ed è la prima annata della batteria dei più giovani (2014, 2016, 2017 e 2018). Questo, quindi, poteva portare all’identificazione di sensazioni più pofonde e di maggiore complessità.

Dunque, al naso è sicuramente molto affascinante! Un floreale accompagnato da un puntina di sale inizializzano l’olfattiva che poi prosegue con una piccantezza assegnata da una piacevole nota di capsaicina e chiude con una morbida sensazione infarinata (caratteristica che spesso si può trovare in vini che fanno rovere per non troppo tempo e dove quindi la nota vanigliata non tende ad uscire così schietta). Un sorso giusto, sottile, fine, lineare e carnoso. A riposo: tira fuori delle note di muffa.

CC 2016

Bel naso! Un frutto misto ad un piacevolissimo nuovo ingresso: pasticceria! Questo frutto da pasticceria riesce poi ad ampliarsi grazie alla presenza di una freschezza balsamica che dà respiro e più ampiezza al naso. Una spolverata terrosa ed un pizzico di sale chiudono l’olfattiva rendendola decisamete complessa! Sorso croccante, con un tannino ancora deciso. A riposo: note verdi che richiamano la foglia di vite.

CC 2017

Mediterraneo! Frutto, fiore viola, olio, una puntina di sale ed una bella terrosità non troppo chiusa. Insomma un’annata che si presenta con tutto il fascino del mediterraneo, rendendo, così, l’olfattiva completa! Un sorso rotondo dal tannino maggiormente infarinato.

CC 2018

Alto potenziale! Un naso molto affascinante che richiama un sentore diverso – e molto bello – anche se riscontrabile in diversi Chianti Classico: l’arancia! In questo caso declinata su una sensazione un po’ più dolce che ricorda la caramellina all’arancia! Ritorna una piacevole balsamicità, che rende tutto più ampio, accompagnata da una frutto – chiaramente – ancora deciso e croccante. Un sorso già molto equilibrato e piacevolmente teso. A riposo: conifera ed oleandro.

Conclusioni

Il profilo organolettico di tutte le otte annate ha tracciato con schiettezza lo stile e l’approccio dell’azienda! Vini dalla giustezza organolettica, ben controllati nella proposizione del tannino e con finali che chiudono su note amare molto convincenti! Nasi eterogenei ma con un fil rouge percorso, in particolar modo, da una bella espressione balsamica che assegna a tutte le annate ampiezza e freschezza olfattiva.

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