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Intervista con Marchesi di Montalto

Marchesi di Montalto | Il Gusto Relativo

Gabriele di Marchesi di Montalto è sicuro della sua scelta: portare l’eccellenza versatile di Pinot Nero e Riesling al pubblico pop.

Ci racconta, in breve, la storia di Marchesi di Montalto?

Da sempre, la Vite è stata radice della Vita. La famiglia Marchesi affonda radici nel lontano 1980; nel 2001 Gabriele Marchesi comincia un progetto di riconversione dei vigneti, con particolare attenzione a Pinot Nero e Riesling. Questo progetto aveva e avrà sempre l’obiettivo di dare al consumatore vini varietali e che durino nel tempo.

Sempre più cerchiamo di fare arrivare l’eccellenza versatile, che questi due vitigni possiedono per DNA, ad un “target pop“. Insomma, lavoriamo per darvi l’identità del Pinot Nero e del Riesling, attraverso una vocazionalità territoriale ed una passione per la loro longevità.

Il significato del vostro logo aziendale?

Il significato di Marchesi di Montalto risiede nella sua storia. Nel gergo popolare era usuale sempre dire: i Marchesi di Montalto. Dietro a questo nome, vi sono 5 generazioni, tanta passione e tempo per il vino.

Quali sono i vini che rappresentano meglio la vostra azienda? A quanto ammonta la produzione annua?

Essendo una azienda no-varietale, diciamo che sono due vitigni, ossia il Pinot Nero e il Riesling, e la rappresentatività viene data da ognuno, solo il tempo li differenzia.

La produzione annua di bottiglie che escono dalla cantina sono circa 60.000, ma ogni anno altre 20.000 ne rimangono in cantina per divenire riserve da 5 a 15 anni.

“L’abito non fa il monaco, ma…” crede che la veste con cui presenta i suoi prodotti giochi un ruolo fondamentale?

Certo che lo riveste, come tutto il marketing dimostra. Ma la differenza la fa Monaco sotto la veste, quando è vero e sincero.

Qual é stata l’annata migliore per i vostri vini?

Per Riesling 2002, 2004, 2006, 2010, 2014 e 2018. Per i Pinot Nero 2001, 2004, 2007, 2009 e 2014.

Cosa direbbe ai giovani per avvicinarli al mondo della vitivinicoltura? Crede che il mondo del vino debba “svecchiarsi”?

Servono menti pensanti  e cuori passionali perché la natura non segue mode o momenti, ma richiede molta attenzione.

In che percentuali lavorate sul mercato italiano ed estero?

Per il 90% mercato italiano.

Cosa pensa dei critici e dei giudizi delle guide?

Purtroppo ci credo poco, in quanto spesso non trasparenti e veritiere

Cosa pensa del biologico e biodinamico?

Il biologico una costruzione commerciale; il biodinamico serio una scelta di vita.

l tappo: La scelta del sughero è fondamentale per il mantenimento del vino. Voi che sugheri usate?

Usiamo Mitik e Stelvin, crediamo nei tappi tecnologici non invasivi che possano rispettare tutte le fasi del vino

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