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EDITORIAL / FEATURED

Lagatta 2017. Una tintilia nel segno dell’amicizia

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Questa è la storia di un tempo lontano, una storia ormai maggiorenne. Una storia di integrazione, di amicizia e … perché no, anche di vino.

Ricordi

Per la prima volta in questo blog parlerò in prima persona, parlerò di ricordi, ahimè lontani, ricordi di ragazzi che si sono ritrovati insieme per merito di una
pochezza demografica che già più di vent’anni fa segnava la vita di giovani speranzosi un po’ “scapestrati”.

Erano appena iniziati gli anni duemila. Entrati da pochi giorni nel secolo ventuno ed in un piccolo paesello del Molise si concretizzava uno dei primi esempi moderni di
“integrazione minorile”.

Eravamo tutti bianchi, sì lo ammetto … ma sarebbe cambiato poco perché vi garantisco che ho trovato, negli anni, molta più intolleranza in forme
ottuse di campanilismo locale (o nostrano) che nel più definito e balordo “razzismo internazionale”.

Quei ragazzi, venuti dal paese vicino, li guardavamo con sospetto e curiosità. Loro facevano lo stesso con noi. Una ghettizzazione che a nessuno andava bene.

Così fu.

Nacque, così, una delle storie più belle di amicizia ed integrazione tra due piccoli paesi che da quei giorni diventarono più uniti.

Marialucia ed il suo impegno

Marialucia era una di queste ragazze. Qualche mese fa mi contatta facendomi conoscere questo nuovo progetto che con orgoglio sta portando avanti con il babbo, nei
pressi di quel piccolo paese. Lupara.

Marialucia era nella classe di fianco alla mia, una indiètro.

Mi scrive e mi chiede un aiuto, piccolo. La possibilità di crescere, di migliorare, la volontà di capire dove e come si può rendere migliore un prodotto, senza la
presunzione
di sapere per forza tutto, la stessa volontà che non ti rende intollerante, quella che ci ha permesso, ormai tanti anni fa, di essere amici.

Vigna Lagatta

E così, per merito di un’amicizia lontana, conosco: Vigna Lagatta. Sì, è proprio questo il nome della piccola produzione di Marialucia e suo padre. Un progetto carico di
curiosità e tanto divertimento, o almeno è quetsa la sensazione che ha dato a me.

Siamo a Lupara, in provincia di Campobasso, a circa 300 m s.l.m. nel pieno del disciplinare della Tintilia del Molise DOC, un terreno argilloso di circa un ettaro e mezzo
con esposizione prevalentemente a sud, per un impianto di tredici anni allevato a cordone speronato che rende circa 80q/ettaro.

Vinificazione ed Affinamento

La trasformazione di questa Tintilia avviene abbastanza tradizionalmente. Diraspa pigiatura delle uve e fermentazione alcolica in acciaio che dura 18/20 giorni. Continua il
suo processo di maturazione all’interno di vasche di cemento per 6 mesi, nelle quali completa anche il processo di malolattica.

Il vino, così, riposa per altri 4/6 mesi in botti di rovere per affinare la propria struttura.

Il Vino

La prima annata è del 2017 e sono state prodotte solo 2000 bottiglie. Scopriamolo insieme.

Un rosso rubino con un unghia viola molto elegante. Sintomo di polifenoli ancora “giovani” e vivi. Il naso è abbastansta complesso, si articola in una serie di espressioni
olfattive talvolta anche contrastanti, alternando elementi di eleganza, come un buon fico nero, a sensazioni più “insicure”, ad esempio leggere note vinose.

Dunque, al naso: fico nero, mela fuji (del tipo farinose), sale, un vinacciolo acidulo, leguminose, salsa di pomodoro ed una nota ematica sul fondo! Prepotente! Sintomo
di una voglia di fare e di fare bene che con pochi accorgimenti (in particolare in fase di vinificazione – fermentazione) riuscirebbe a farsi capire ancor meglio.

In bocca appare tutto sommato equilibrato anche se leggermente carente di un corpo che lo renderebbe molto più presente. Tuttavia è succoso e caldo. Una leggera sapidità si
articola discretamente con una giovanile freschezza, caratteristiche che lo rendono pimpante.

Ho apprezzato – molto – il suo tannino dal tatto delicato, con una tessitura molto fine e dal gusto piacevolmente dolce. Certo, non aspettiamoci una longevità importante
perché il vino appare già pronto e forse un po’ delicato ma sicuramente ottimo nella beva.

Chiude la degustazione un finale persistente e carnoso con una gusto-olfattiva lievemente bruciacchiata.

In bocca al lupo

Posso dirvi solo di comprarlo. Perché? Perché a volte credere in qualcosa, credere nelle persone ed in quello che fanno, ascoltarle, fidarsi di loro è la cosa migliore che si
possa fare; è la differenza tra il lottare in ciò in cui credi, per le persone che ami, e il lasciare andare.

In bocca al lupo!

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