Una realtà giovane, colorata e appassionata .
Alessio di Ruvido Wines ci racconta l’inizio di questa avventura fatta di amore per l’Abruzzo e tanta voglia di sperimentare.
Ci racconta, in breve, la storia della vostra azienda?
Era il 26 dicembre 2017, dopo le abbuffate natalizie ci siamo ritrovati per una genziana e un business plan… dopo 10 mesi eravamo magicamente in un garage con 5 amici a fare un po’ di vino! Nel 2019 il garage ci stava stretto e ci siamo spostati nella nostra attuale cantina, affittato un’altra vigna e iniziato a fare qualche bottiglia in più. Nel 2020 gli amici sono diventati sempre di più e abbiamo deciso di credere ancora maggiormente in questo progetto cambiando il nostro brand, avvicinandoci sempre più alla terra Ruvida del nostro Abruzzo.
Ci racconti la storia del vostro nome?
Come dicevo, quest’anno abbiamo deciso di cambiare il nostro brand per sottolineare, in primis a noi stessi e poi ai nostri clienti, che crediamo fortemente in quello che facciamo e che siamo estremamente legati alla nostra terra.
Il logo descrive proprio le caratteristiche del nostro territorio, che noi diciamo essere caratterizzato da vari “livelli”. L’Abruzzo è un territorio piccolo, ma a pochi km troviamo: il meraviglioso mare della terra dei trabocchi o del litorale pescarese, fantastiche colline sulle quali corrono infiniti filari, ed alte e dure montagne (il gran sanno e la majella).
Il nostro logo racchiude tutto questo, con l’aggiunta del un po’ di colore che rappresenta il nostro stile, il nostro brio!
Attraverso i nostri vini, noi vogliamo descrivere questi luoghi che sono nel nostro cuore, e condirli con il nostro stile.
Ruvido descrive quel che siamo.
Quali sono i vini che rappresentano meglio la vostra azienda? A quanto ammonta la produzione annua?
Nell’annata 2020 abbiamo prodotto circa 15mila bottiglie suddivise nelle nostre 4 etichette di cui due vinificate in macerazione semi-carbonica. Direi che non vi è un vino che ci rappresenta al meglio, ma tutti i nostri vini ci rappresentano in parte.
Essendo “giovani”, la nostra evoluzione umana e professionale evolve con il nostro gusto, e con noi i nostri vini. Siamo alla continua ricerca del vino perfetto per i nostri gusti, anche se in fondo speriamo di non trovarlo mai, così da evolvere sempre.
“L’abito non fa il monaco, ma…” crede che la veste con cui presenta i suoi prodotti giochi un ruolo fondamentale?
Diciamo che l’etichetta, e tutta la bottiglia in sé, è l’ultimo baluardo che abbiamo a disposizione per comunicare ai nostri clienti chi siamo. Noi abbiamo scelto di usare una bottiglia renana perché la troviamo molto elegante e fuori dagli schemi (almeno dalle nostre parti). Le etichette portano una botta di colore per trasmettere la nostra energia. Se dobbiamo pensare al mondo del vino artigianale noi lo vediamo così: colorato!
Non dimentichiamo però di trasmettere qualche informazione ai nostri amati bevitori, per questo sul retro e dove possiamo inseriamo informazioni. Probabilmente quest’anno inseriremo anche un QRcode per mostrare la storia della bottiglia, per spiegare in ogni passaggio come siamo passati dall’uva al prodotto finito. Vogliamo includere i nostri clienti il più possibile!
Qual é stata l’annata migliore per i vostri vini?
Come dicevo, il nostro è un percorso evolutivo quindi i vini dell’ultima annata 2020 sono sicuramente i più centrati! Stiamo cercando di addomesticare il Montepulciano, vitigno Ruvido, forte e gentile come gli abruzzesi e proviamo a interpretare al meglio il Trebbiano e la Passerina. Nel 2021 speriamo di migliorarci ancora!
Cosa direbbe ai giovani per avvicinarli al mondo della vitivinicoltura? Crede che il mondo del vino, debba “svecchiarsi”?
Ultimamente sempre più giovani si stanno avvicinando all’agricoltura e alla viticoltura, come noi; sentiamo questa spinta di freschezza e la viviamo appieno, con costante network con altri produttori della zona che ormai sono diventati più che colleghi, amici. Crediamo che il mondo del vino artigianale, ci piace definirlo così, sia abbastanza giovane e cooperativo, ma ciò non vuol dire che bisogna accontentarsi.
A chiunque si avvicini al mondo del vino, direi, anzi imporrei di bere almeno un vino diverso al giorno per scoprire quanto bello e buono sia il vino e le persone che lo fanno. Assaggiare tanti vini significa conoscere tante storie e tanti uomini che fanno vino, che sono il vero patrimonio di questo settore, quindi suggerirei in primis di bere tanto.
In che percentuali lavorate sul mercato italiano ed estero?
Noi vendiamo quasi esclusivamente (90%) all’estero – considerate che non abbiamo neanche una distribuzione in Nord Italia! In realtà ci dispiace non avere una presenza consistente nel mercato di casa, perché l’Italia è il paese che amiamo e vorremmo contaminarlo con le nostre idee.
Ci siamo ritrovati molto più esposti all’estero che all’Italia forse per la nostra propensione personale, ci piace andare in giro per il mondo e ovviamente portare con noi il nostro vino!
Cosa pensa dei critici e dei giudizi delle guide?
Le chiacchiere sul vino stanno aumentando proporzionalmente al crescere dell’appeal del vino artigianale sul grande pubblico. L’unica cosa che penso è che qualsiasi critica o giudizio debba essere sempre contestualizzata e pesata, rispettando il lavoro e la storia di ciascun produttore.
Cosa pensa del biologico e biodinamico?
Il mondo è bello perché è vario! Ognuno fa le proprie scelte, il punto nodale di questa diatriba è la comunicazione delle differenze al cliente finale; ad oggi molti prodotti artigianali, vengono scambiati dai bevitori meno avvezzi come biologici ma in realtà le differenze sono molteplici.
La filiera commerciale che va dal produttore al consumatore finale dovrebbe cercare di mantenere integre queste differenze, rendendo il consumatore più consapevole di ciò che sta bevendo/acquistando e magari portarlo a scoprire meglio il mondo dei piccoli produttori, siano essi biologici, biodinamici o naturali. L’attenzione dovrebbe essere spostata sul capitale umano e non solo su simboli, etichette e/o certificati.
Il tappo: La scelta del sughero è fondamentale per il mantenimento del vino, voi che sugheri usate?
Noi non usiamo sugheri naturali. Ormai l’avvento dei tappi tecnici è una realtà comprovata e avvalorata da panel degustativi! Se mettiamo da parte il romanticismo e la storicità del sughero, per i vini senza solfiti aggiunti, o con poche aggiunte (la maggior parte dei vini veramente artigianali), i tappi tecnici stanno prendendo sempre più piede.
Non credo che la scelta del tappo sia una scelta identica per tutti ma vada valutata in base al vino che si produce: è impossibile pensare che un vino che esce dalla cantina dopo 7 mesi, possa essere tappato allo stesso modo di un vino che esce dopo 24 mesi . Ogni vino ha la sua vita e il suo giusto tappo.
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